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le malattie

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_ROXY_
F_NAV Posted on 27/7/2010, 11:26 by: _ROXY_




Il virus responsabile dell'immunodeficienza felina (FIV) è un retrovirus che agisce infettando e quindi distruggendo popolazioni di linfociti T e, dopo un periodo di latenza che dura anni, provocando la comparsa di una sindrome di immunodeficienza, che si caratterizza per la comparsa di infezioni croniche ricorrenti.

L'infezione, che è fatale, permane per tutta la vita e progredisce in modo variabile (il 20% dei soggetti colpiti muore entro i due anni dalla diagnosi, più del 50% invece, nello stesso periodo rimane asintomatico). Una volta manifestatesi l'infezione, la sopravvivenza non supera l'anno.
Non è assolutamente contagiosa per noi uomini, ma per gli altri gatti sì se un gatto malato si accoppia con una femmina sana trasmettendole il virus, o se si picchia con un altro maschio.

I sintomi variano con l'evoluzione della malattia. Nella fase acuta può esservi febbre, linfoadenopatia e neutropenia. La seconda fase è asintomatica e può durare anni. La fase cronica terminale si manifesta con una sindrome di immunodeficienza con infezioni ricorrenti, con sintomi che peggiorano progressivamente in mesi od anni (deperimento, febbre ricorrente, gengivite, stomatite e periodontite, rinite, congiuntivite, diarrea, anemia, infezioni batteriche recidivanti ad andamento cronico.

La malattia non è attualmente curabile ma i gatti senza sintomi possono vivere per anni, mentre quelli con patologia conclamata attualmente possono avere dei miglioramenti mediante una terapia di supporto (antibiotici, fluidi, regime alimentare).

La F.I.V. colpisce i gatti dai 5 ai 12 anni e il rapporto maschio femmina è di 3,7 a 1. I soggetti sierpositivi possono contrarre infezioni acute e/o croniche, per cui bisogna prevenirle con un' antibioticoterapia mirata.
Quando si scopre che un gatto è siero-positivo è impossibile prevedere l'andamento della malattia, molti soggetti restano clinicamente sani anche per anni. In questo periodo è importante alimentare il gatto nel migliore dei modi, sverminarlo e vaccinarlo regolarmente anche se l'efficacia dei vaccini è ancora da stabilire ed infine rispettare le più severe norme igieniche per diminuire l'incidenza delle infezioni secondarie.


La Peritonite infettiva felina


La peritonite infettiva felina (PIF) è la principale causa di morte dei gatti per infezione. La PIF si sviluppa quando il gatto reagisce in modo non appropriato ad un'infezione da coronavirus felino (CoVF). La maggior parte dei gatti semplicemente si infetta, ospita lo CoVF per un mese o due, sviluppa una risposta di immunizzazione, elimina il virus e vive felicemente nel seguito (vedi Come eliminare l'infezione da CoVF da una pensione o residenza di gatti). Tuttavia, per motivi che non riusciamo finora a comprendere appieno, alcuni gatti, invece di guarire dall'infezione da CoVF, si ammalano di PIF.

Lo stesso nome di peritonite è leggermente inesatto: la PIF non è un'infiammazione del peritoneo (il rivestimento interno dell'addome), ma è una vasculopatia (infiammazione dei vasi sanguigni). I sintomi clinici che il gatto sviluppa dipendono dall'eventuale danneggiamento dei vasi sanguigni, e da quale organo (o organi) tali vasi alimentano.

E' diffusa in tutto il mondo non solo nei gatti domestici ma anche nei felini selvatici. Il virus è trasmesso attraverso le secrezioni (orali e respiratorie), le feci e a volte le urine, e può sopravvivere in ambiente esterno per alcuni giorni.

I sintomi della peritonite infettiva felina (FIP) comprendono febbre persistente, ridotto accrescimento nei cuccioli, anoressia, dimagrimento, vomito e diarrea, disidratazione e anemia. Il quadro clinico può variare secondo la virulenza del ceppo virale ed il sistema immunitario del soggetto colpito.

Sierologia e PCR, che sono praticamente inutili per confermare un sospetto diagnostico di FIP, sono invece indispensabili per il controllo e la prevenzione della patologia negli allevamenti. Infatti, dato che non esiste profilassi vaccinale sicura ed efficace, l’unico mezzo di prevenzione è di tipo gestionale e consiste nella separazione di portatori e/o eliminatori di FCoV.1 È quindi indispensabile disporre di test in grado di evidenziare quali animali sono FCoV-positivi e quali no.

Se pensi che il tuo gatto possa avere contratto questa malattia consulta immediatamente il tuo veterinario. La terapia è molto complessa, ma non esiste un vaccino preventivo



La toxoplasmosi , malattia dei gatti e di altri mammiferi è causata da un protozoo parassita del genere Toxoplasma (specie Toxoplasma gondii).
I gatti, domestici e selvatici, sono ospiti definitivi (ospiti nei quali si sviluppa lo stadio adulto, sessualmente maturo del parassita) e sono la principale riserva di infezione parassitaria. I gatti domestici sono importanti nella trasmissione del toxoplasma ad altri animali e all'uomo, che per il parassita sono solo ospiti intermedi. Il consumo di carni crude è un'altra importante via di trasmissione . I gatti si infettano con il toxoplasma ingerendo il parassita in uno dei suoi tre stadi infettivi: cisti, ovocisti o tachizoite. In seguito all'ingestione delle cisti presenti nelle prede infestate (roditori o uccelli) inizia il ciclo infettivo intestinale. Questo ciclo si sviluppa solo nella famiglia del gatto. Gli organismi si moltiplicano nelle pareti dell'intestino tenue e producono oocisti, che vengono escrete in grande numero con le feci per due o tre settimane. Nel giro di cinque giorni le oocisti emesse possono sporulare, divenendo infettive per l'uomo e altri animali. Le oocisti sporulate sono molto resistenti alle condizioni ambientali e possono sopravvivere per molti mesi nel suolo o nella sabbia umidi e in ombra. Durante il ciclo infettivo intestinale nel gatto, alcuni toxoplasmi liberati dalle cisti ingerite penetrano più profondamente nella parete dell'intestino e si moltiplicano in forma di tachizoiti. In breve tempo queste forme diffondono dall'intestino ad altre sedi, iniziando il ciclo al di fuori dell' intestino. Alla fine la risposta immunitaria del gatto limita questo stadio dell'organismo, che entra in uno stadio dormiente o di riposo, formando cisti nei muscoli e nel cervello. La maggior parte delle cisti rimangono dormienti per l'intera vita dell'ospite. Il ciclo infettivo extraintestinale si verifica non solo nei gatti ma anche in ospiti intermedi (uomo incluso).

Molti gatti esposti, ma sani, emettono oocisti durante l'infezione acuta da toxoplasma, ma non le emettono dopo l'infezione acuta. Anche in quei rari casi che emettono nuovamente oocisti dopo un'altra esposizione al toxoplasma, il numero di oocisti emesse è minore e può anche essere insufficiente a trasmettere il parassita. L'igestione di oocisti con prede infette o carni crude rappresenta probabilmente la via più comune di esposizione al toxoplasma. Le infezioni congenite (trasmissione da madre a feto) si osservano nella pecora, nella capra e nell'uomo, ma è molto meno comune nel gatto.

La maggior parte dei gatti non mostrano segni clinici di infezione con toxoplasma. Talvolta tuttavia compare la malattia clinica -toxoplasmosi- e ne sono più spesso affetti i piccoli e gli adulti giovani piuttosto che quelli più anziani. Sono sintomi precoci tipici non specifici: sonnolenza, depressione, perdita di appetito e febbre. Segno dominante è la polmonite, con il sintomo difficoltà respiratorie in graduale aumento. L'epatite, (infiammazione del fegato) può causare vomito, diarrea, prostrazione e ittero (colorito giallo delle mucose). Si osservano anche infiammazione del pancreas e ingrossamento dei linfonodi. La toxoplasmosi può attaccare anche gli occhi e il sistema nervoso centrale, provocando infiammazione della retina o della camera anteriore dell' occhio, anormali risposta alla luce e anomale dimensioni della pupilla, cecità, incoordinazione, aumentata sensibilità al toccamento, alterazioni della personalità, movimenti in circolo, tendenza a premere il capo contro le pareti, accartocciamento degli orecchi, difficoltà a masticare e a deglutire e perdita di controllo nella defecazione e nell'urinazione. In qualche caso, un'infezione concomitante da virus leucemico felino (FeLV) o da virus dell'immunodeficienza felina (FIV) possono predisporre un gatto a contrarre la toxoplasmosi.

La toxoplasmosi è ad alto rischio nel caso in cui venga contratta in gravidanza: l'infezione può infatti passare al bambino attraverso la placenta, provocando in determinate circostanze malformazioni o addirittura l'aborto o la morte in utero. La toxoplasmosi rappresenta dunque un importante elemento di cui tenere conto nell'ambito della salute materno-infantile. Allo stato attuale non esiste un vaccino contro la toxoplasmosi: non è quindi possibile garantirne la prevenzione assoluta. Ci sono però una serie di comportamenti e di pratiche che possono ridurre notevolmente il rischio di contrarre questa malattia.

Negli ultimi anni si è ridimensionata l'attenzione nei confronti del gatto come portatore della malattia, in particolare se si tratta di un gatto domestico, alimentato con prodotti in scatola e la cui lettiera è cambiata tutti i giorni (le cisti del parassita si schiudono dopo tre giorni a temperatura ambiente e alta umidità). Il vero serbatoio della toxoplasmosi è invece rappresentato dai gatti randagi, che si infettano cacciando uccelli e topi contaminati, e che possono defecare nel terreno rilasciando Toxoplasma anche per diverse settimane.

Si ricorda che la via più frequente di infezione per l'uomo è l'ingestione di verdure contaminate dalle feci di gatto, e che le oocisti sono molto resistenti nell'ambiente. Le mosche possono essere dei vettori passivi del parassita potendo insudiciare i cibi con le feci di gatto infetto.




La leucemia felina è un tumore delle cellule del midollo osseo.

L'agente di questa malattia è un virus della famiglia dei Retrovirus tra i quali c'è anche il virus responsabile della FIV. La trasmissione può avvenire da un gatto all'altro attraverso liquidi organici infetti come la saliva, il sangue e l'urina. La trasmissione non richiede un contatto diretto perchè il virus può restare attivo nell'ambiente anche per 1 mese se protetto da materiale organico. Veicolo di contagio possono essere anche ciotole, cucce o altro materiale infetto. Sul virus agiscono gran parte dei blandi disinfettanti compresa la candeggina.

La leucemia felina è una malattia purtroppo abbastanza diffusa, che insorge a causa di un retrovirus, in grado di attaccare il sistema immunitario del micio. In pratica si tratta di un organismo parassitario che si riproduce all'interno delle cellule del corpo del gatto malato.
Il virus può essere trasmesso con saliva, lacrime, urina; di fatto il contagio può avvenire per via indiretta (contatto con saliva, lacrime o urina di un gatto infetto), o per via diretta, ovvero per un morso o uno scambio dei suddetti liquidi con gatti infetti.

Il primo stadio della malattia spesso passa inosservato, perché i sintomi possono essere molto variabili, rendendo difficile la diagnosi. I gatti giovani sono più sensibili, ma il virus della FeLV può colpire i gatti di qualsiasi età, razza e sesso. I sintomi della leucemia felina sono comunemente così numerosi e diversi che spesso anche uno stato di malessere cronico, non meglio precisato, può portare il medico veterinario al sospetto di leucemia virale. I sintomi più comuni includono: dimagrimento, depressione, ittero (mucose gialle), anemia (mucose pallide), debolezza, perdita d'appetito, costipazione o diarrea, difficoltà respiratoria, sangue nelle feci, perdita di energia e resistenza, aumento della quantità di urine prodotte, aumento della sete, aborto, riassorbimento fetale, mortinatalità, infertilità, etc… Nei gatti affetti da leucemia virale felina si osserva anche una maggiore incidenza di tumori solidi (sarcomi virali).
In molti casi è possibile che la leucemia felina regredisca grazie ad una reazione del gatto stesso, in grado di fermare il virus prima che arrivi ad uno stato di viremia persistente. Non esistono però vere e proprie cure definitive della malattia; le azioni e i farmaci saranno allora diretti al miglioramento della qualità della vita dei gatti.

Anche se nessun vaccino (incluso ovviamente quello della FeLV ) è in grado di determinare una copertura del 100%, il vaccino contro la FeLV risulta notevolmente efficace nel prevenire l'infezione in caso di esposizione al virus. Prima di effettuare la vaccinazione (che si rende obbligatoria per tutti quei gatti che nell'arco della loro vita hanno possibilità, seppur remota, di entrare in contatto con altri gatti) si consiglia di escludere la possibilità che il gatto abbia già contratto l'infezione, effettuando un test sierologico presso il proprio veterinario; test che è opportuno ricordare ha un reale significato e valore solo se effettuato a partire dal quarto mese d'eta'.



La Rabbia è una malattia virale che può essere trasmessa all'uomo (zoonosi) attraverso il morso e per contatto di una ferita con la saliva o l’urina di animali infetti E' quindi importante non lasciare liberi i gatti nelle regioni in cui questa malattia è diffusa negli animali selvatici. Nel nostro continente la patologia è presente soprattutto in Germania, Francia, Austria, Paesi dell'Est ed ex Jugoslavia.

Classicamente il decorso della malattia è diviso in tre fasi: - la fase post-morso, che può passare inosservata, può essere caratterizzata da cambiamenti nel comportamento ed automutilazioni nella sede del morso. É sempre presente febbre alta transitoria; - la fase furiosa in cui sono evidenti in varia misura irritabilità, irrequietezza, aggressività. L’animale colpito abbaia o miagola, attacca oggetti inanimati, vaga senza spiegazione ed in qualche caso possono essere presente atassia, disorientamento e convulsioni. L'animale selvatico tipicamente perde la naturale paura dell'uomo; - la fase paralitica in cui la migrazione virale lungo i nervi produce paralisi progressive degli arti e della laringe (da cui l'idrofobia e una modificazione dell'abbaio nel cane), scialorrea, disfagia. Depressione del sensorio, coma e morte avvengono dopo 3-7 giorni dall'insorgenza di questa fase.

La vaccinazione antirabbica (animali sopra i 3 mesi di età, D.L. 633/96), nel territorio italiano è obbligatoria: nelle regioni Veneto e Lombardia, le autorità competenti possono rendere obbligatoria tale vaccinazione nelle zone che sono eventualmente esposte al rischio del contagio, dovuto alla presenza della "rabbia silvestre " nei paesi esteri confinanti e nel territorio nazionale. E’ inoltre importante sapere che, qualora si volesse uscire dal territorio nazionale, ogni paese estero ha le proprie leggi in materia. Vedi importazione/esportazione.

Anemia


L'anemia può colpire i gatti molto più frequentemente di quanto si possa immaginare.
Il micio può diventare anemico a seguito di una malattia acuta (tumori, tubercolosi, ecc.) oppure per una abbondante perdita di sangue. Queste sono però solo le due cause principali alle quali è necessario aggiungerne altre.

Alcuni parassiti possono determinare la distruzione dei globuli rossi mentre l'avvelenamento da piombo causa sia la distruzione che una minore produzione degli stessi. Anche le carenze alimentari, spesso generate dalla disappetenza del gatto, possono produrre anemia. Un micio anemico presenterà un tipico pallore delle mucose, apparirà debole e, nelle fasi più avanzate, avrà respiro affannoso, irrequietezza e fatica, tutti sintomi di una cronica mancanza di ossigeno, caratteristica della malattia. La cura consisterà nell’eliminare la causa dell’anemia e nel somministrare farmaci a base di ferro.


 
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